Sul finire dell'Ottocento, i processi legati a storie d'amore e di delitto suscitavano un (morboso) interesse nella folla, e Carolina Invernizio divenne celebre con i suoi romanzi feuilletons su delitti, morti apparenti e redenzioni.
Carolina Maria Margarita Invernizio nacque a Voghera (Pavia) il 28 marzo 1858, da cavalier Ferdinando e Anna Tattoni.
Il padre era funzionario della Casa Reale, e più tardi divenne direttore delle imposte a Firenze. Caroline ebbe tre sorelle e un fratello che morì giovanissimo. Studiò per diventare maestra nel collegio di Poggio Imperiale, ma venne esclusa per aver pubblicato un (come venne definito all'epoca) "racconto di perdizione".
Il suo primo romanzo fu "Rina o l'Angelo delle Alpi" ma i genitori, sconvolti dal successo di Carolina, cercarono di dissuaderla organizzandole un matrimonio con un nobile; Carolina, però, si innamorò del tenente dei bersaglieri, Marcello Quiterno, che sposò dopo pochi mesi.
Nel 1886 pubblicò il suo romanzo più celebre: "Il bacio di una morta".
Intanto, nacque una figlia: Marcella.
Carolina continuò a scrivere, con romanzi a puntate sulla "Gazzetta di Torino" e "L'opinione nazionale" di Firenze; scrisse molto anche usando pseudonimi. Il marito venne trasferito a Torino e Carolina frequentò il teatro, organizzando anche un salotto letterario e dettando la moda con cappelli di piume di struzzo e abiti usciti da famose sartorie.
Tuttavia, pur facendo vita "da Diva", Carolina era molto religiosa.
Morirà di polmonite, a Cuneo, il 27 novembre 1916.
Tipici dei suoi romanzi sono astuzia e intrighi amorosi, mogli tradite, fanciulle intraprendenti, passione, strategie di seduzione, lotta tra acerrime nemiche: le buone da una parte, le cattive dall'altra.
Nell'Italia conservatrice post-risorgimentale i romanzi di Carolina Invernizio ci raccontano di una società di donne (madre e figlia, zia e nipote, amiche, padrona e cameriera...) e pur dedicando i libri a suo marito, Carolina si rivolge soprattutto ad un pubblico di lettrici, per commuovere i loro cuori e riportare l'ordine e il decoro là dove è stato guastato. (1)
"Agli occhi della Invernizio il collasso del patriarcato arcaico si traduce in uno sfacelo generale di quei valori virili che da sempre hanno sorretto l'organizzazione della civiltà. E mentre il maschio, nei romanzi di Carolina, si rivela inetto ad addossarsi le responsabilità che gli competono, il sesso femminile libera tutte le sue potenzialità positive e negative: la donna nei romanzi di Carolina Invernizio è martire angelicata o mostro satanico, vergine laboriosa o dissoluta, orfana o pazza e persino apparentemente morta!, (2) rendendo il suo compagno un succubo."
Nel dosare gli ingredienti dei suoi gialli narcotici, Carolina Invernizio non dimentica di insegnare alle sue lettrici che sono le donne, per "naturale vocazione", le custodi del focolare domestico, il pilastro della società, e per difenderlo devono sventare complotti e inganni. Lo scopo è salvare il "buon nome" davanti agli occhi della società, anche ricorrendo alla menzogna.
Si pensi a Guido, il protagonista di "Il bacio di una morta": il fedifrago, ammaliato da una ballerina creola, tenta di assassinare la moglie Clara (e quasi ci riesce) ma viene scagionato dalla scrittrice che addossa la colpa all'amante...
Attrice, regina della simulazione, soggiogata dalle apparenze, la protagonista "buona" della Invernizio è come una vestale pronta ad essere immolata, asessuata e angelica.
La sua nemica è la Maliarda, concupita da mariti, padri, fratelli, perciò Tentatrice, Vampira portatrice di guai e distruzione, infamie e delitti, che sul finale riceverà la punizione che merita.
Il personaggio maschile, nei romanzi della Invernizio, finisce per essere una marionetta in mano alle due Donne, la Buona e la Cattiva, che si combattono pur di averlo, senza che lui sappia decidere da che parte stare, se non quando una delle due donne sarà sparita dalla scena; allora, pentito, riprenderà le redini dell'ordine, il posto che gli spetta e la donna-angelo custode sarà lieta di restare al suo fianco, in silenzio.
Le vicende così fosche di Carolina Invernizio sembrano molto lontane dai "romanzi per signorine", dolci e pastellosi, ma entrambi questi romanzi nascono con l'intento di intrattenere le donne e in comune hanno modelli femminili sui quali modellano l'intreccio narrativo. (3)
Nei romanzi di Carolina, comunque, figlia di una nobildonna e devota alla Madonna, la trasgressione è presente, ma è sempre punita e la verginità è un bene da proteggere; solo l'uomo può dare sfogo al desiderio sessuale; tuttavia, l'uomo in questione ritornerà sempre dalla moglie, dalla madre, dalla fidanzata, che sono l'incarnazione del Bene, e l'uomo lo capirà proprio dopo essere stato sedotto dalla Maliarda, che rappresenta il Male.
Note:
(1) "Nella Invernizio diversi sono i gradi di complicità femminile: proprio come nelle società segrete [di gran moda nell'Ottocento. Nota di Lunaria] "
(2) La "sepolta viva" che "si risveglia" e si prende la sua vendetta è la figura tipica della narrativa d'appendice di quel periodo.
(3) Si considerino le caratteristiche fisiche di Clara e Nara, le protagoniste di "Il bacio di una morta": Clara era "bella di una celeste purezza, e sotto quelle trine candide, con quel vestito bianco, pareva una vergine assopita nei pensieri del cielo",
Nara, al contrario, è "giavanese dagli occhi nerissimi, dal volto abbronzato, dalle labbra frementi di passione, la cui potenza di attrazione si diceva irresistibile..."
Nota di Lunaria: del resto, la donna vampira\morbosa, dai lunghi e folti capelli corvini, acerrima nemica della donna casta, bionda e virginale, è protagonista di celebri racconti, romanzi e poesie ottocenteschi come "Clarimonde" di Gautier, "Fosca" di Tarchetti, "Digitale Purpurea" di Pascoli.
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