giovedì 22 ottobre 2020

6 - Personaggi femminili e dualismo

Emma Perodi, Carolina Invernizio, Albertina Palau, Emilia Villoresi, Olga Visentini, Milly Dandolo, Mura, sono solo alcune delle autrici che passavano dai racconti fiabeschi per bambini a quelli Rosa-Feuilleton; del resto, tra i due generi, nati entrambi sul finire del '600, con lo scopo di istruire fanciulle e bambini, ci sono delle somiglianze: entrambi i generi avevano uno scopo pedagogico, dovendo aiutare sia le giovani donne sia i bambini a conformarmi ad un modello, a delle virtù.

Nella letteratura sentimentale dell'Ottocento, le caratteristiche fisiche dei personaggi servivano a descrivere una certa caratteristica morale o vizio (Nota di Lunaria: anche perché erano gli anni delle teorie di Lombroso...) 

"Il tema arcaico del bruno e del biondo, della pelle lattea e di quella scura, degli occhi glauchi e di quelli neri e foschi - dove colori chiari e biondi rappresentano le forze inibitorie della femminilità convenzionale, mentre chiome nere e colorito olivastro sono segno di esuberanza passionale e, forse, di malvagità - torna a segnare il confine tra le belle-buone e le brutte-cattive.

Naturalmente tale coincidenza non è mai assoluta: sotto forme perfette può nascondersi a volte la più nera crudeltà, mentre qualche fanciulla bruttina può essere destinata ai trionfi.

La Bellezza e la Bruttezza restano la linea di demarcazione fondamentale per distinguere dove albergano il Bene e il Male. Anche in caso di apparizione di bellissime e bellissimi dall'animo perfido, nel momento della verità un ghigno orrendo trasformerà la loro bellezza apparente in bruttezza reale così come la splendida matrigna di Biancaneve si trasforma in una vecchia piena di verruche:

"Aggiustò un ricciolo dei suoi capelli neri, aridi e opachi, che le coprivano quasi completamente la fronte bassa [...] La sua fisionomia mancava di grazia e rivelava una natura fredda, ostinata e rigogliosa" ("Il segreto della saracena" di Delly)

Col variare di epoca in epoca dei canoni di bellezza imposti dalla moda, mutano, ovviamente, anche i tratti dell'eroina. Tra gli squisiti profili di porcellana fine Ottocento e le maschiette anni Trenta c'è una bella differenza eppure è possibile individuare certe costanti: la bellezza della protagonista buona non è mai sfacciata e voluttuosa e il suo fascino risiede nella spiritualità, nella delicatezza, nella fragilità che si convengono ad una vergine estranea a pensieri impuri, decisa a conservare intatta la sua virtù in attesa di quelle nozze che la consacreranno madre e sposa esemplare.

Più corporea e conturbante la presenza dell'altra, che, spesso, annunciata da un profumo intenso, (così diverso dalle tenui fragranze che tanto si addicono alle fanciulle virtuose!) (1) e seguita da occhiate maschili avide e interessate, si impone prepotentemente attraverso una fisicità sconosciuta alla prima. Se infatti questa si caratterizza come corpo assente, in quanto negato, sottratto al piacere e promosso alla sacralità, che è privilegio e fardello della vergine destinata a diventare madre, la seconda si propone come corpo presente, che dispone liberamente di sé ed il cui scopo è la seduzione. A lei, Demonio, spetta il ruolo di antagonista della sposa madre, di cui costituisce l'esatto e puntuale rovescio: là dove l'Angelo è frigido, devoto, modesto, misurato, anelante al sacrificio, il Demonio è sensuale, irridente, provocante, eccessivo. Sono pericolosi giocattoli erotici creati da un immaginario maschile incapace di liberarsi dagli opposti stereotipi della Madre e della P*ttana (2)

Le femmes fatale del romanzo Rosa risultano di rado micidiali, fatta eccezione per le diaboliche matrigne di Delly, che però pensano di più a come aumentare il patrimonio o a consumare vendette familiari piuttosto che abbandonarli a piaceri proibiti.

è attraverso queste peccatrici tutte dedite al culto del proprio corpo che i romanzi "per signorine" lasciano intravedere alle loro lettrici gli abissi dell'adulterio, della passione illecita, del peccato, da cui esala la stessa atmosfera piccante e profumata cui diedero vita la Contessa Lara, Amalia Guglielminetti, Regina di Luanto, Donna Paola.

Abissi ambiguamente attraenti, tentatori, se a renderli impraticabili non fossero eloquenti segnali di pericolo. La rovina che attende chi vi si avventuri, infatti, non è solo sociale ma anche fisica, perché di passione, si sa, ci si ammala e si muore; la donna decisa ad affermare la propria sensualità viene punita con la decadenza e la distruzione del corpo stesso, con la malattia e la morte: conclusione inevitabile e logica, dal momento che è la sessualità stessa ad essere considerata patogena: il sesso non santificato dal matrimonio si associa all'idea di peccato e di impurità. Per questa donna non c'è salvezza né redenzione se non nella morte: la sua fine infatti è spesso tragica.

Nei libri di Luciana Peverelli, che sembra meno conformista, la donna libera è quella che rovina la famiglia e la reputazione delle sorelle, ed è condannata alla solitudine. Se non è dannata, è sempre infelice. (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2022/07/lamore-di-tutta-la-vita-di-luciana.html)


Nyta Jasmar ovvero Clotilde Samaritani, autrice di un romanzo liberty "I ricordi di una telegrafista", racconta le vicende dell'orfana Mariana, di giorno impiegata modello, di notte girovaga in terra di piacere tra scarabei e myosotis.

Così, mentre il cattolicesimo e il fascismo imponevano la maternità come valore fondante ed unica ragione di essere del corpo femminile, Liala non negava la sessualità ma offriva corpi da toccare, in aperta trasgressione nei confronti della tradizione sessuofobica che proibiva persino di vedere le proprie nudità. Nei libri di Liala trabocca il piacere della fisicità, preludio all'atto erotico, tra vestizioni narcisistiche, immagini provocanti rimandate da specchi, profumo.

Conscia di questo, Liala, in un'intervista del 6 novembre 1976 dichiarava: "Sono arrivata prima dei deodoranti. Ci sono tonnellate di sapone nei miei libri e molte lettrici hanno imparato che è importante lavarsi."

Nella "Trilogia di Lalla" possiamo leggere: "Era un odore incantevole, che veniva da un corpo sano, giovane, pulito; da un corpo che conosceva il contatto continuo con l'acqua, con il sapone finissimo e le lozioni detergenti. Era un caro odore di pulito non soffocato da violente essenze e reso prezioso dall'emanazione naturale di un'epidermide detersa. Questo tuo odore Lalla mi ricorda... si interruppe.  E Lalla ad occhi chiusi sognante domandò: "Cosa?"  "Mi ricorda... e dimmi che sono molto sciocco!... mi ricorda un prato di maggio..."

I personaggi femminili di Liala hanno carne che vibra, che viene colpita dal desiderio maschile vorace anche se le sue descrizioni amorose non hanno i particolari e i dettagli di un'educazione sessuale esplicita, perché tutto resta allusivo.



Le eroine borghesi di Liala si concedono scollatura, velette, calze di seta, fiori, guanti, nastri, infiniti vestiti:

"Su una poltrona c'erano una ventina di calze nuove, alcune col loro filo di seta ancora infilato nella punta del piede. Altre spiegazzate, altre arrotolate. Lalla le aveva buttate là, confondendo le tinte, spaiandole, sciupandole prima ancora di usarle. Con le calze erano malamente ammucchiati indumenti femminili, finissimi, preziosi, elegantissimi. Tre abiti, di gran classe e di gran taglio, s'afflosciavano sul tappeto che interamente copriva il pavimento della camera. Sulla toletta scatole di cipria, boccette, barattoli, si accumulavano in disordine in modo tale che non era più possibile distinguere un centimetro del piano di cristallo" ("Trilogia di Lalla")

"Lalla suonò il campanello (...) Ho un appuntamento, presso il lago, con José Granada: con ogni probabilità mi sto innamorando di questo bel ragazzo. Non so come me la caverò con Morello (...) Mi dovrò fare un altro abito rosso per piacere a José..." ("Trilogia di Lalla")

Anche se le simpatie di Liala vanno alla donna passionale, il suo insegnamento è quello di vivere la sessualità all'interno del matrimonio, altrimenti si sfocia in un disordine sessuale che viene punito quasi sempre con la morte (come accade nei suoi romanzi "Signorsì", "La splendida infedele", "Il peccato di Guenda") La sessualità libera, al di fuori del matrimonio borghese, resta appannaggio del maschio; la donna resta preda e si assoggetta alla vita sessuale nel vincolo matrimoniale (Nota di Lunaria: questo valeva per i romanzi Rosa di una volta; in quelli attuali le protagoniste sono single che si concedono notte bollenti oppure divorziate)

è possibile incasellare le donne in rigide categorie istituite dalla moralità borghese:

1) le prostitute

2) le mogli-prostitute, che si sposano solo per denaro e ne estorcono al marito, che trovano ripugnante 

3) le "né mogli-né prostitute", cioè le zitelle senza professione che vivono di rendita lasciata dai genitori

4) le "non-ancora-mogli", cioè le fanciulle verginali e le fidanzate

5) le "mogli-e-basta", che accettano la sessualità esclusivamente per diventare madri

6) le "non-ancora-prostitute", che, ancora fanciulle, manifestano i segni premonitori del vizio.  

Le cattive, le vampire seduttrici, in questo tipo di romanzi usano colori violenti, scollature vertiginose, trucco eccessivo, pellicce, gioielli eccessivi: 

"Io detesto Juanita", sussurrò la piccola Onda Albar. "E mio padre dice che è una donna sensuale e stupida. E poi, vedi come è vestita? In velluto nero e giaietto, al solo scopo di mettere in risalto il candore della sua pelle e di snellire i fianchi molto grossi" ("Trilogia di Lalla")

"Lalla si piantò davanti allo specchio. Era alta e ben fatta: il corpo snello aveva forme audaci, la pelle era poco scura, i capelli nerissimi, lunghi fino all'omero, il viso di un ovale senza pecche, gli occhi grigi. E quegli occhi grigi erano una malia, erano una stregoneria, che ovunque si posavano rubavano la pace." ("Trilogia di Lalla")

Perse in descrizioni di abiti, mobili, ninnoli, sembra che le scrittrici del Rosa stiano giocando con le bambole, come se le loro protagoniste fossero pupattole da vestire e far muovere in casette in miniatura. Del resto, dalla bellezza e dal loro fascino traggono le loro possibilità di successo. è la stessa immagine proposta alle bambine: bambole con il loro mondo frivolo di abiti e accessori per andare ai balli.


Note:

(1) In tutta la letteratura decadente e realista tra l'Ottocento e il Novecento, la donna è preceduta o accompagnata dal suo profumo.

(2) Nota di Lunaria: anche oggi è così. è in particolar modo nella teologia cristiana cattolica che si evidenza questa ossessione dualista: la vergine "regina del paradiso" da una parte, la sg*aldrina concubina del Demonio dall'altra.


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